Una stretta creditizia dall’UE
Un modo per valutare gli investimenti green delle banche (e, indirettamente, dei clienti cui le banche hanno prestato denaro).
La sostenibilità si sta sempre più trasformando in un tema caldo per imprenditori, banchieri e authority di vigilanza.
Questo – di riflesso – coinvolge gli investitori. In particolare, gli istituti creditizi dovranno essere cauti nel prestare denaro per attività non allineate alla classificazione green (la cosiddetta tassonomia) approvata nel 2020 dal Parlamento europeo. Nel settore bancario e in quello delle imprese d’investimento, si stanno infatti valutando modifiche ai tre Pilastri della disciplina prudenziale delle banche secondo un approccio sequenziale, partendo dagli obblighi di informativa (Terzo Pilastro) per passare alla gestione dei rischi (Secondo Pilastro) e ad eventuali modifiche delle regole di calcolo dei requisiti di capitale (Primo Pilastro).
In Europa, per le grandi banche quotate e le imprese di investimento saranno previsti obblighi di informativa al pubblico: il 1° marzo 2021 l’European Banking Authority (EBA) ha posto in consultazione il cosiddetto “Implementing Technical Standard” per la disclosure di Terzo Pilastro di cui sopra da parte delle grandi banche quotate. L’obiettivo è fornire un’informativa armonizzata su come le istituzioni stanno incorporando considerazioni di sostenibilità nelle loro strategie di business e nei loro processi di gestione del rischio.
In questo senso, sono stati pensati degli standard vincolanti a uso delle banche soggette alla Capital Requirements Regulation (CRR) per rendicontare i rischi ESG, con particolare attenzione a quelli climatici (sia fisici, sia di transizione), e le azioni intraprese per mitigarli.
Tra gli indicatori armonizzati c’è un nuovo indicatore, che diventerà un elemento chiave nella valutazione delle banche: il cosiddetto Green Asset Ratio (GAR), che quantifica la quota di attività allineata agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il GAR si calcola mettendo al denominatore le attività totali della singola banca e al numeratore soltanto quelle allineate alla normativa sulla sostenibilità e sarà la fotografia del livello di esposizione ai rischi climatici del settore creditizio.
Più basso è il GAR, più sarà necessario aumentare il livello degli asset green delle banche europee. Per calcolare il GAR sono indispensabili i dati forniti dai clienti e in particolar modo dalle aziende. Devono essere dati accurati e verificabili e in tale contesto è cruciale il ruolo di esperti di settore e revisori.
Essendo il GAR legato alle attività svolte dai clienti (imprese) che ricevono il denaro da banche e imprese di investimento, se l’UE premierà GAR maggiori va da sé che gli enti creditizi saranno spronati a fare condizioni economiche migliori ai clienti più green.
Pertanto, per valutare l'efficienza di una banca in Europa, investitori, clienti e agenzie di rating ora guarderanno questo indicatore, che identifica il peso degli asset delle banche che finanziano attività sostenibili dal punto di vista ambientale sulla base della tassonomia delineata dall'UE.
Ciò comporterà che le imprese italiane, per poter ricevere supporto dal sistema finanziario nel percorso verso la sostenibilità, dovranno prestare sempre più attenzione alla comunicazione dei dati ESG fornita agli istituti di credito.
Quali conseguenze?
C’è in vista un rischio di stretta creditizia:
Da un lato, se le aziende non forniranno alle banche i dati richiesti o non avranno attività allineate con la tassonomia green, potrebbero ottenere il finanziamento a un prezzo più elevato o non riceverlo del tutto;
D’altro canto, gli istituti creditizi dovranno applicare i criteri green imposti dalle authority; in caso contrario rischierebbero penalizzazioni, anche dal mercato.
Va inoltre sottolineato che per elaborare il GAR c’è bisogno, tra l’altro, di dati verificati e certificati. Da qui deriva un aspetto fondamentale, ovvero la responsabilità delle aziende (che dovranno necessariamente essere trasparenti circa il loro impatto sociale e ambientale con metriche chiare, standardizzate e facili da capire). Il sistema deve accompagnare le aziende in un percorso di medio termine per fare in modo che possano adeguarsi ed essere pronte ai cambiamenti futuri, anche normativi, che andranno a introdurre metriche nuove in termini di valutazione delle controparti. E questo non potrà essere svolto solo dal sistema finanziario, ma da un ecosistema di aziende e professionisti con competenze solide su queste tematiche.